Fin dal 1100 le comunità di valle si imposero ai feudatari per avere i loro territori di alpeggio. Così eressero le malghe a quote intermedie (in rapporto all’abitato) ed a quote altissime.
Comunità vicine, a volte, tentarono di appropriarsene e così nacquero liti che durarono per secoli, come documentato dagli atti notarili fin dal Medioevo.
MALGHE E ALPEGGIO, UNA STORIA SECOLARE
I prodotti caseari assunsero un tale valore economico che si infeudarono terreni, prati, case, per partite di formaggio e di burro.
Ogni comunità tracciò le sue piste per raggiungere le malghe, fissando giorni per salire con la mandria all’alpeggio e smonticare. Piantò le “malghe basse” e quelle “alte”. Con l’inizio della buona stagione affidò la mandria ad un casaro, coadiuvato dall’aiuto casaro e dal mandriano.
Le bestie, in lunga processione, abbandonarono il paese, seguendo il secolare sentiero, per raggiungere l’alpeggio dove, sopra un terreno elevato, troneggiava la casara (costruzione per la produzione di formaggio e burro), contornata da altri edifici.
Il bestiame fino al 1800 riposò di notte all’aperto, difeso da ampi recinti o da rudimentali cinture di sassi. All’alba il vaccaro partiva dalla casara con la mandria raggiungendo il pascolo. Il casaro e l’aiuto casaro accudivano alla preparazione del burro e del formaggio.
Uno degli edifici, prossimo alla casara, serviva come deposito del latte appena munto.
A volte era strutturato in pali orizzontali con fessure appropriate, per permettere una notevole ventilazione dell’ambiente interno. In certe valli lo stesso edificio in muratura presentava un pavimento abbassato dove, in primavera, veniva ammassata una grande quantità di neve che si conservava fino all’autunno inoltrato. Più in là un edificio in sassi a secco, con ampio e solido tetto, era il magazzino ideale per la conservazione del formaggio.
Il pastore rincasava con la mandria quando il sole stava tramontando ed iniziava, con l’aiuto del casaro, la mungitura del bestiame.
In autunno tardo si organizzava sull’alpeggio la festa della smonticazione o desmalgiada. Le bestie venivano incoronate di fiori.
La “regina della mandria” si “ornava” del più bel collare. Arrivavano i rituali suonatori di fisarmonica ed un solista di violino. La giornata viveva con lotte di forza tra uomo e animale, intercalate dalle mazurche, dalle polche e dalle “Paris”.
Il giorno dopo il bestiame scendeva verso gli stalli permanenti. Poi nel paese si raccoglievano gli anziani, si scrivevano le “note di resa” sui libri del comune ed ogni famiglia riceveva il suo burro e formaggio.
Il paese poi ritornava alle sue attività quotidiane, attendendo il nuovo tempo di malga.
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Mauro Valentini