Sono appena rientrato dalla meravigliosa esperienza di un’escursione invernale alle Maddalene assieme a Nicola Sicher e a un gruppo di ospiti del Pineta. Dopo circa quaranta minuti di tragitto in pulmino da Tavon al passo Castrin (fermata prima del tunnel, passando oltre il paese di Proves), abbiamo cominciato il nostro giro a una quota di circa 1.600 metri montando i ramponcini sotto gli scarponi. Subito dopo una prima pendente e ghiacciata rampa iniziale, ci siamo ritrovati immersi in un incredibile paradiso di neve sovrastato da uno splendente cielo azzurro privo di nuvole.
Malga Kessel Alta (a 1.917 metri slm)
Raggiunta quota 2.000 metri, abbiamo deviato verso Malga Kessel Alta (Alm Kessel) dove ci siamo fermati a sostare per circa una ventina di minuti. Tra un bicchierino di the caldo, un pezzetto di cioccolato fondente e qualche fotografia, abbiamo potuto godere di un panorama spettacolare subito sotto alla cima del Cornicoletto. Dalla Kessel Alta è possibile ammirare una parte della Val di Non (compresi Predaia e il Monte Roen), il massiccio dei passi Sella e Pordoi, la vicina cima delle Capre (meta di una gita familiare di Nicola a settembre) e addirittura la lontana Alpe di Siusi con le vette alle spalle di Brunico.

Un’emozione davvero unica, condita dal meritato relax all’interno della piccola baita in legno.
Malga Kessel Bassa (a 1.650 m slm)
Una volta terminata la pausa, siamo scesi verso Malga Kessel Bassa (Untere Kessel Alm) e dopo pochi minuti di discesa abbiamo raggiunto la quota di 1.650 metri.

Da questa elegante e raffinata malga siamo poi risaliti verso Malga Revò e, prima di rientrare al parcheggio, abbiamo inoltre affiancato Malga Cloz.
Malga Revò (1.734 m) e Malga Cloz (1.730 m)
Giunti dinnanzi a Malga Revò, mi ha subito colpito la presenza delle bandierine colorate tipiche della cultura buddista (bandiere di preghiera tibetane) e particolarmente amate dagli scalatori occidentali al rientro dalle leggendarie vette dell’Himalaya. Ho chiesto allora a Nicola se ne sapesse il motivo e lui mi ha raccontato che questa baita è gestita da Adriano Bonmassar, grande alpinista con un’esperienza sullo Shisha Pangma e desideroso di ritornare un’altra volta su un Ottomila.

Ascoltando ciò, mi sono venute alla mente le incredibili storie di Walter Bonatti, Reinhold Messner, Jerzy Kukuczka, Maurice Herzog e di tanti altri alpinisti e alpiniste di cui ho letto avidamente le imprese su qualche libro.

Ritornato al mondo reale, ho proseguito la camminata riprendendo il gruppetto ormai avanti a me di qualche decina di metri e dopo la Malga Cloz abbiamo concluso questa bellissima gita. Vi consiglio di leggere anche l’articolo sull’itinerario invernale alle Cascate del Saent – Val di Rabbi.
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